Danzando con i Dervishi


A Konya (Cappadocia) visito il mausoleo di Rumi e incontro l’antico ordine sufi dei Dervishi.

Gialal Al-Din Rumi, poeta e mistico persiano del XIII secolo, nelle sue opere racconta i labirinti dell’Anima e la tendenza dell’essere umano ad elevarsi verso le vette più alte.
I suoi “antenati” Dervishi, mistici danzanti dall’alto cappello cilindrico e la gonna bianca, accolgono me e i miei compagni nelle loro stanze.
L’atmosfera è carica e silenziosa nello stesso tempo.
Iniziano a danzare nei loro moti roteanti e ci invitano ad unirsi a loro.

La loro danza è una relazione d’amore con la vita stessa, e l’arte si fa sacra unendo l’umano al Divino.

Nell’aria inondata di musica e movimenti travolgenti sembrano risuonare le parole del poeta:
“Nella tua Luce ho imparato ad amare, nella Tua Bellezza a scrivere poesie.
Danzi nel mio petto, dove nessuno può vederti, ma qualche volta io Ti vedo, e quella luce diviene quest’arte.”

Felice e onorato di aver danzato con loro.